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Fukushima rilascia in mare l'acqua radioattiva


Il Giappone si prepara a svuotare gradualmente le cisterne che servono a raffreddare i reattori dell’impianto nucleare danneggiati


Fukushima rilascia in mare l'acqua radioattiva

acqua fukushima

Fukushima, Japan Centrale nucleare Daichi di Fukushima

L'agenzia internazionale per l'energia atomica

introduzione

L’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che fa capo alle Nazioni Unite, ha approvato il piano del Giappone che prevede il rilascio nell’oceano Pacifico di acqua contaminata da materiale radioattivo contenuta nella centrale nucleare di Fukushima. La decisione arriva dopo dodici anni dal disastro nucleare causato dallo Aiea tsunami che ha colpito il Giappone.

L'operazione

Le acque non verranno riversate in mare tutte nello stesso momento. Anzi, il processo avverrà gradualmente e durerà addirittura 40 anni di attività. In breve, la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, la Tokyo electric power company ( Tepco ), che si è occupata finora di ripulire le acque, farà scorrere tali liquidi verso la costa tramite una conduttura. Qui, le acque verranno diluite con acqua marina per poi passare attraverso un tunnel sottomarino e raggiungere così il mare aperto.

Dopo aver preso la decisione nell’aprile 2021 di scaricare in mare l’acqua immagazzinata presso la centrale nucleare di Fukushima, il Giappone ha chiesto all’Aiea di condurre una revisione dettagliata degli aspetti del piano relativi alla sicurezza. Revisione che è arrivata pochi giorni fa. Ora manca ancora il parere finale della Tepco, dopo di ché inizierà il rilascio dell’acqua contaminata. I controlli di sicurezza da parte dell’Aiea continueranno anche durante la fase di scarico e l’Agenzia, oltre a garantire la presenza in loco, fornirà un monitoraggio online in tempo reale sul suo sito web.


Analisi dettagliata sull'acqua contaminata



L’acqua in questione è sia quella che è stata usata per raffreddare le barre di combustibile nucleare della centrale subito dopo l’incidente del 2011 e mantenerle alla giusta temperatura da allora in poi (ancora oggi), sia quella piovuta o penetrata dal suolo all’interno degli edifici dei reattori nucleari prima che fossero isolati. È contaminata da alcune sostanze radioattive, anche se è stata sottoposta a un processo di filtraggio che ne ha rimosse la maggior parte. Complessivamente sono 1,33 milioni di tonnellate (pari all’acqua contenuta in più di 500 piscine olimpioniche), che si trovano all’interno di più di mille grandi serbatoi.



Per rimuovere dall’acqua quasi tutti i 64 elementi radioattivi assorbiti dal combustibile nucleare è stato usato un sistema chiamato ALPS, acronimo dell’inglese “Advanced Liquid Processing System”, che sostanzialmente è composto da una sequenza di filtri chimici che trattengono quasi del tutto le diverse sostanze. L’acqua che ne esce non è però priva di contaminazioni: alcuni elementi non possono essere rimossi né con ALPS né con altre tecnologie disponibili, almeno a certe concentrazioni. Il principale è il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno naturalmente presente nell’acqua del mare e nell’atmosfera: è estremamente difficile separarlo dall’acqua dato che chimicamente è molto simile all’idrogeno, uno dei due elementi che la compongono.

Il trizio è considerato poco pericoloso per la salute umana perché non può penetrare attraverso la pelle, sebbene possa avere degli effetti sulle molecole del DNA. Può però essere inalato o ingerito se si trova nell’acqua o nel cibo. Dato che gli scienziati pensano che in grandi quantità possa essere dannoso, in tutto il mondo sono stati fissati dei limiti sulla quantità di trizio che può essere contenuto nell’acqua potabile; variano molto tra i paesi in base al livello di cautela scelto.
In Italia e negli altri paesi dell’Unione Europea deve essere inferiore ai 100 becquerel per litro, negli Stati Uniti inferiore a 740, mentre il limite fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è molto più alto, pari a 10mila becquerel per litro (il becquerel è l’unità di misura dell’attività di un radionuclide, che corrisponde a un decadimento al secondo).
Il piano del governo giapponese prevede di diluire l’acqua contaminata di Fukushima con acqua di mare fino ad arrivare a una quantità di trizio inferiore ai 1.500 becquerel per litro prima di riversarla nell’oceano, dove sarà ulteriormente diluita, tanto da non influire in modo apprezzabile sulla naturale concentrazione di trizio nell’oceano. In Giappone il limite legale per la presenza di trizio nell’acqua è di 60mila becquerel per litro.

L’altro elemento radioattivo che non si riesce a rimuovere del tutto con il sistema ALPS è il carbonio-14, che secondo TEPCO nei serbatoi di Fukushima ha una concentrazione pari al 2 per cento del limite fissato dalle regole internazionali: la società ha detto inoltre che la concentrazione sarà ulteriormente ridotta attraverso la diluizione con l’acqua di mare. Nel rapporto diffuso martedì e realizzato dopo due anni di studi di esperti di sicurezza nucleare di 11 paesi, l’AIEA ha detto che la dispersione dell’acqua contaminata di Fukushima nelle modalità previste dal piano della TEPCO avrà un effetto trascurabile sull’ambiente e sulle persone. Alcuni paesi vicini al Giappone e vari biologi hanno tuttavia espresso dei dubbi sulla sicurezza della dispersione dell’acqua e in particolare sulle possibili conseguenze dell’accumulo delle sostanze radioattive all’interno degli organismi marini attraverso la catena alimentare. Non preoccupa tanto la quantità di sostanze radioattive che un singolo pesce assorbirà dall’acqua, insomma, ma quella che si accumulerà soprattutto negli animali più grossi attraverso l’alimentazione, sebbene non si peschi più nell’area con raggio di 3 chilometri attorno alla centrale.
FONTE: ilpost.it

I paesi contrari alle scarico della acque radioattive

Il governo di Seoul ha dichiarato di “rispettare la revisione dei piani dell'AIEA da parte del Giappone e dell'operatore dell'impianto, Tokyo Electric Power (Tepco), per pompare l'acqua dall'impianto nel Pacifico nei prossimi 30-40 anni”.

Ma la Corea del Sud, il cui presidente conservatore, Yoon Suk Yeol ,sta tentando di riparare le barriere diplomatiche con il Giappone sull'eredità bellica dei paesi, è una voce solitaria di sostegno nella regione.

La Cina ha annunciato il divieto di importazione di cibo da 10 prefetture del Giappone per "timori di sicurezza" e ha affermato che avrebbe condotto severi test sulle radiazioni sul cibo proveniente dal resto del Paese.
Il Giappone ha cercato il sostegno dell’AIEA per ottenere credibilità per il piano e garanzie che le sue misure di sicurezza soddisfino gli standard internazionali. L’AIEA ha effettuato diversi viaggi in Giappone dall’inizio del 2022, ma riconosce di non poter prendere decisioni politiche al posto del governo giapponese.





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